Spensierato e al centro del cambiamento… Chi è?
Chiudiamo lo schermo del pc, blocchiamo il telefono e guardiamoci attorno… le “innovazioni tecnologiche” arrivano ogni giorno e sono talmente dirompenti che diventano velocemente “commodities” che si rincorrono e si sostituiscono ancor prima che noi, esseri umani sempre un pò confusi, riusciamo a familiarizzare con le stesse.
Se dovessimo definire una linea temporale di quello che è successo negli ultimi anni e che abbiamo chiamato: trasformazione digitale, probabilmente la dovremmo tracciare oltre dieci anni fa. Erano i primi telefonini.
Da quel momento è partita l’applicazione di strumenti e tecnologie digitali nella vita personale e soprattutto nello svolgimento del normale lavoro, oltre che un ridisegno dei processi, accompagnata da un percorso di change management, per vincere le normali resistenze al cambiamento delle persone.
Ma al centro di ogni cambiamento in ogni struttura organizzativa, in ogni team, in ogni progetto, ci sono i leader, e come primi promotori del cambiamento queste risorse coinvolgono gli stakeholder a partecipare in maniera proattiva nei processi decisionali, migliorando l’engagement e l’empowerment della propria azienda oppure delle organizzazioni per la quale lavorano.
Una ricerca congiunta tra MIT Sloan Management Review e Deloitte, Coming of age digitally (2018), ha rivelato come per sopravvivere nell’era digitale occorreranno con tutta probabilità abilità di leadership completamente nuove rispetto a quelle che conosciamo.
Lo studio, che ha raccolto le risposte di circa 4.300 manager occupati in 28 settori di business diversi, rivela il primo luogo la visione trasformativa che un leader nel digitale deve possedere e deve utilizzare con assoluta “spensieratezza” per risolvere problemi difficili nei mercati “impazziti”.
Inoltre, lo studio riporta come nella maggior parte delle organizzazioni, l’alfabetizzazione digitale al di sopra del middle management è quasi inesistente.
Spensieratezza digitale quindi, ma anche expertise, visione strategica, problem solving, velocità di pensiero e conoscenza delle tecnologie digitali.
Ma il leader digitale dovrà avere la capacità di sapersi “connettere” con empatia con le persone. In altre parole deve avere un’elevata intelligenza emotiva, quel set di competenze razionali ed emozionali, che nell’insieme definiscono il quoziente emotivo di un individuo, e si articolano in competenze personali, relazionali e sociali. Tali competenze non sono innate, ma possono essere sviluppate per migliorare la qualità della vita e il livello delle performance.
Il leader digitale dovrà essere alla pari degli altri, attento all’ascolto e pronto ad ammettere i propri errori, essere un leader promosso e riconosciuto dall‘organizzazione, e soprattutto deve essere sempre credibile, limpido e “vero”.
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Emanuele Caccamo
Comunicare, motivare, negoziare, decidere, gestire lo stress, chiedere e offrire un aiuto effettivo, saper essere positivi e felici nell’ordinario. Se pensate di poter fare tutto questo senza la presenza di legami forti, vi illudete.