Tra l’ufficio e il remoto le persone rinunciano a entrambi. Perché?
Succede che le persone di tutti i ruoli, tutte le categorie e tutto il paese scelgono di “scegliere” il proprio futuro facendosi carico del malloppo di responsabilità che ne consegue.
La verità che punge sulla repubblica fondata sul lavoro è che a valle dell’effetto pandemia le persone si sentono infelici e poco valorizzate da sempre.
La pandemia ha accelerato questo processo di passaggio da rassegnazione ad emancipazione ma non è la vera causa, ragionerei invece sul perché le persone si sono emancipate?
Forse sono stanchi di non riconoscersi nell’azienda per la quale lavorano.
Non accettano più la cultura del lavoro fatta di ruoli, gerarchie piramidali, capi senza leadership e obbligo di presenza in ufficio quando non serve.
Forse si vedono come “numeri” e non come risorse importanti per l’azienda.
Magari sono anche sottopagati rispetto a qualifica e job skills che si portano dietro.
Ce ne sono sicuramente altre che non so.
La cosa bella che noto e vi riporto è che qui non è una questione di sole nuove generazioni, vale per tutti che il tessuto economico-professionale è davvero cambiato, e il motore di questo cambiamento non sono le imprese o il mercato ma le persone stesse.
Generazioni diverse che condividono il bisogno di lavorare con progettualità condivisa, responsabilità, meritocrazia e libertà di vivere la vita oltre che lavorare.
Quindi che sia chiaro che tra l’ufficio e il remoto scegliamo comunque di lavorare ma in modo diverso e non come ce lo hanno raccontato negli ultimi 50 anni. Questo è tutto.
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Emanuele Caccamo
Comunicare, motivare, negoziare, decidere, gestire lo stress, chiedere e offrire un aiuto effettivo, saper essere positivi e felici nell’ordinario. Se pensate di poter fare tutto questo senza la presenza di legami forti, vi illudete.